Commento di Enrico a: J.M. Coetzee - Vergogna

Personaggio protagonista. Un intellettuale, professore universitario, ma non solo: definito anche dalla sua ambizione letteraria.
Sta cercando di scrivere una commedia musicale sugli ultimi anni del campione del romanticismo europeo: Lord Byron. Prima che quello parta per "farsi ammazzare" lottando per la indipendenza della Grecia.
In effetti, questa dell'esilio, a metà costretto e a metà scelto, è una delle tematiche del romanzo.
Il ricordo di Byron, poi, nomina (ed è tipico della letteratura di Coetzee) il discorso intorno alla stridente contraddizione del Sudafrica: cioè di intellettuali europei in terra d'Africa, che in qualche modo però sognano la "alta cultura" (soprattutto inglese, anglosassone) del continente.
Un europeo "carcerato" in Africa.
(Si noti anche la presenza nella cultura del nostro personaggio del "miraggio" italiano: il "bel canto", il melodramma, e poi Byron farà un duetto con la sua ultima amante, la veneziana Teresa Gamba Guccioli; il primo saggio di David sarebbe infatti dedicato a uno degli esponenti di spicco della Scapigliatura italiana, Camillo Boito. Boito avrebbe scritto ispirandosi al Faust di Goethe, un opera lirica dal titolo Mefistofele, che fu rappresentata per la prima volta alla Scala di Milano nel 1868. E d'altra parte un riferimento a Goethe, all'ultima parte del Faust, la troviamo proprio in fondo al romanzo: Das ewig Weibliche. Citazione dal coro mistico Tutto ciò che trascorre / è solo una figura. / Ciò che è inafferrabile qui diviene evidenza. / Ciò che indicibile  / qui si è adempiuto. / l'Eterno Elemento Femmino / ci trae verso l'alto).

La figura del romanzo di Coetzee ricorda il protagonista del romanzo di Philip Roth, La macchia umana. E di lì, la tematica sessuale "aperta" dal caso Clinton, il cosiddetto Sexgate (1998). In Roth, questa ispirazione è evidente ed esplicita. Una figura con un posto di rilievo, un "maschio" bianco, viene stritolato dai benpensanti, politicamente corretti, del moralismo anglosassone puritano, che non va per il sottile.
Il romanzo di Coetzee - sarà un caso - ma è del 1999.
Quindi possiamo parlare della "scia lunga" che in una serie di opere letterarie ha la vicenda del caso Clinton-Lewinsky.

Il personaggio di Coetzee ha 52 anni, due matrimoni alle spalle (conosceremo anche una delle due ex mogli) e ci viene presentato come una persona che vuole due cose contraddittorie: sesso senza "legami" (dunque va a puttane), e tuttavia nutre la speranza che quel sesso senza legami diventi una relazione costante nel tempo, una abitudine tranquillizzante, un appoggio nel quotidiano. Questa contraddizione porterà a un "risibile" scacco del suo rapporto con la prima "donna danno" di questo romanzo, la prostituta con famiglia Soraya.
La seconda donna "concupita" da don giovanni single, è la studentessa Melanie. Non molto sappiamo delle ragioni di Melanie, che rimane un personaggio sufficientemente misterioso. Noi siamo con David Lurie. Che attraverso Melanie fa vivere il sogno faustiano della conquistata bellezza e giovinezza. Ma lui è "vecchio".
Quello che ci sorprende di più, è che in qualche modo il personaggio, accusato di pederastia e di aver violato il codice etico che impedisce le relazioni erotiche tra maestri e allievi, e accusato di avere "molestato" traumatizzandola, la ragazza, non si difende dalla accusa. Ma la accetta con un orgoglio venato appunto da "vergogna".

A questo punto, il Nostro si autoesilia dalla figlia. lontano dalla "foresta" e dalla barbarie della città e della università. Ma qui, ospite di una figlia che forse è lesbica e ha una ferita d'amore, una "fattora" dedicata alla campagna e agli animali (ai cani soprattutto), si trova in una altra terra "selvaggia". Incontrerà il ruolo di colui che pietosamente dà la morte (tema dell'eutanasia, vivissimo in opere importanti degli anni 90 come nel film cult Un cuore in inverno di Claude Sautet del 1992).
Ma soprattutto, viene coinvolto in una espressione violenta del "risentimento" della popolazione nera, e della "imperscrutabilità" degli atteggiamenti della popolazione africana nei confronti dei "vecchi" coloni europei. Come si fa a essere sudafricani, di cultura e origini europei, e non sentire il peso della vergogna di aver oppresso con l'apartheid la gran parte della popolazione autoctona?

In nessun caso, il nostro protagonista ottiene giustizia. In ogni caso, il nostro protagonista non arriva a comprendere le traiettorie delle donne: di Soraya prima, e poi di Melanie e infine della figlia Lucy. Che - come lui d'altronde dopo l'affaire universitario - non denuncia. Non denuncia e non chiede giustizia tuttavia perché "vuole rimanere". Non vuole, come il padre, scappare, cercare un soccorso altrove. Lucy è radicata, una figura dolorosissima del compromesso con il conflitto.
La vergogna dell'uomo di fronte alla donna.

Un'altra presenza "culturale" nel romanzo è senz'altro Wordsworth. Il "poeta contadino" del romanticismo inglese.
Il romanzo finisce con "lasciarlo al suo destino". Che è anche un "lasciarlo alla inevitabilità della morte".
Non ricordavo tra le figure di donne, quella "paradossale" di Teresa, il cui lucore è dato unicamente dall'amore finto e fedifrago che le largisce Byron, lei una donna "brutta e ordinaria" che senza il poeta inglese è nulla, priva di qualsiasi prospettiva.

Il discorso sull'opera Byron in Italia su cui lavora Davide (e si badi bene che Coetzee scrive dei romanzi in cui mette in scena Dostoevskij, ne Il maestro di Pietroburgo, e Daniel Defoe scrittore di Robinson Crusoe, in Foe) è una finestra che si apre nel romanzo sulla poetica, ossia su un discorso in merito alla composizione di un'opera letteraria. Per esempio, ci si chiede se ci si può affezionare a un personaggio "grigio" come Teresa. Ecco qui il passaggio dal suono "troppo fisico, troppo pieno e troppo ricco" del pianoforte a quello "infantile" del banjo giocattolo. Il banjo sarà il personaggio post-eroico. "non è l'aspetto erotico che lo attrae, e neppure l'elegiaco, ma quello comico". Ma David (questo è il punto interessante) è Byron o Don Giovanni. L'uno e l'altra, e nessuno dei due (pp. 187-88). Chi è il romanziere? Che rapporto ha con i suoi personaggi? L'uomo occidentale deve guarire da una "malattia romatica"?