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C'era una volta... Clementina e Miro, due fratelli, disegnati dentro una ossessione, un pensiero fisso: che caratteri hanno queste due ossessioni?
C'era una volta... Clementina e Miro, due fratelli, disegnati dentro una ossessione, un pensiero fisso: che caratteri hanno queste due ossessioni?
Per Miro, è chiaramente una ossessione sessuale, e
masturbatoria, in qualche modo, cioè legata all'immagine enorme del sogno
erotico. Josephine Becker. Ma è anche un desiderio di
"appropriazione" del corpo femminile, attraverso poi un volo che non
può che schiantarsi a terra... questa seconda parte della ossessione di Miro
riguarda di fatto il "dopo" del tragico volo con le ali di bucce di
banana verso la diva. Miro al computer si interessa alla dimensione del volo, e
dello "spazio", attraverso per esempio alla passione per le sorti
della Mir, la stazione orbitante sovietica, che sembra reduplicare la sorte
infelice e "sconfitta" del volo di Miro.
Invece l'ossessione di Clementina è piuttosto legata a due
dimensioni: una ricerca di un segno di storia, quindi di passato leggendario
nel territorio, nelle profondità del territorio, ma anche una sorte di
performance artistica, legata alla ricerca che deve presentare alla
professoressa Viale. Possiamo dire che queste due passioni si
"reduplicano" dentro gli specchi della ricerca artistica in senso più
stretto, e in particolare del gruppo artistico dei Mutus Liber. Qui ha una
funzione particolare Paolo, che pare la figura centrale rispetto alle due
donne.
Se l'ossessione sessuale di Miro lo porta sulla sedie a
rotelle, invece Clementina sembra più consapevole dei limiti "reali"
della passione, cioè è in grado di circoscriverla maggiormente. A maggior
ragione, quando, con il fratello sulle sue spalle, e i genitori morti, si
ritrova in qualche modo in una posizione "materna".
Tra i veri e propri protagonisti del romanzo ci troviamo a
dover contare anche uno senza nome, in terza persona, che pare il doppio
preciso e persino esplicito dell'autore; è in fondo la sua persona che collega
la storia di Miro e Clementina, e la storia, la vicenda di viaggi e di
sperimentazioni artistiche e spirituali dei Mutus Liber, questo gruppo a mezzo
tra performer e alchimisti.
Uno dei temi grossi del libro è il confronto se non proprio
la fusione tra figure di artisti e figure di scienziati, e soprattutto di
astrologi/astronomi come Brahe, e Cassini. Soprattutto Cassini viene ricordato
come fautore di una grandiosa utopia: trasformare l'Europa in un enorme occhio
verso il cielo. Queste utopie "artistiche" sono sia potenti,
condizionando vite, destini e realizzazioni tecniche, sia fragili, come la vita
umana.
Siamo nel contesto di una letteratura post-moderna. In che
senso si parla di letteratura post-moderna? Nei nostri percorsi, abbiamo
incontrato questa dimensione nuova del romanzo (soprattutto) nelle opere della
Ugresic, Il museo della resa
incondizionata, e di Assia Djebar, Bianco
d'Algeria. Tutto questa letteratura nasce come una riflessione sui segni
della storia, o addirittura sui segni in generale. Cioè la letteratura si
intende come una ricerca nel mondo dei segni, come pezzi, frammenti da
decifrare per comprendere la complessità del reale. Narrare una storia senza
salti, senza vuoti, senza passaggi non logici, ma analogici, diventa non più
proponibile, anche secondo un'idea della storia che non è più lineare ma a
nodi, a scoppi, e a stratificazioni.
Per Orengo, il "testo" di questa complessità del
reale è senz'altro un territorio, che delimitatissimo, si apre alle stelle, al
cielo (Cassini, il meridiano di Perinaldo), alla storia leggendaria
(l'elefante), alla creazione immaginale del cinema (Becker). La Ligura dell'estremo
ponente, vicino al confine con la
Francia , dalle parti di Ventimiglia da una parte, da Mentone
dall'altra.
Anche se questo libro è un libro di viaggi alla ricerca di
suggestioni esoteriche e cosmologiche: a Parigi, nella Canarie, a Praga, in
Portogallo ecc.
Alla ricerca di che cosa, questo peregrinare per chiese,
osservatori astronomici, musei ecc.
Secondo me questo è un libro che si interroga proprio su
questa specificità dell'arte, in tutte le sue forme. Senza discriminare arte
moderna/contemporanea, e arte dell'antichità o dell'evo moderno.
L'uomo ha sempre letto l'arte come una sorta di "scala
verso il cielo". Raffigurarlo, interrogarlo, come se esso nascondesse un
segreto, un enigma.
Questa lettura del territorio e dell'arte, questa dimensione
post-moderna dell'arte, come interrogativo sospeso e non riducibile, deve
secondo me tanto anche alla lezione di Italo Calvino, e specialmente a due sue
opere: i racconti delle Città Invisibili
(si chiama Ludmilla la
Lettrice di Se una
notte d'inverno un viaggiatore...) che è presente, significativamente nel
nome di un vino praghese: Ludmilla) e di Palomar.
"A quel tempo mi ero messo a guardare di più il cielo
perché mi era scomparso un amico, uno scultore che cercava gli angeli nella
roccia".
Sì la morte di Paolo dei Mutus Liber è una delle occasioni
forti del libro.
Orengo è sempre ancorato alla terra dalla dinamica del
piacere: e per esempio, oltre che dalla gioia della scoperta culturale (nel Bottone di Puskin, l'io narrante cerca
per mari e per monti, un elemento di contatto tra il poeta russo e Goethe), nei
piaceri della tavola.
Questo libro è una ricerca intorno a uno spazio
"between", tra, la terra e il cielo e tra la vita e la morte. Per
questo ricorda alcune poesie di Montale, anch'egli ligure, che intravede la
"smagliatura" tra l'ordine delle cose.
In cielo è disegnata la terra? Così come in terra, nei planisferi
ecc., è disegnato il cielo.
"La costa sfila fra Savona. Albenga, Alassio, Porto
Maurizio e Sanremo, lo sguardo del precipitare di ulivi, fichi e vigne e
limoni, roveti rossi e rosmarini viola.
Colori che ha sperato di ritrovare anche in cielo, qua e là,
tra un pianeta e l'altro, da un anello all'altro.
Quale estraneità si prova per la terra, Cassini è un
emigrante che ritorna, e non capisce più cosa gli dicono i suoi genitori.
Infine, la contraddizione tra la terra dura della
impossibilità di volare e il cielo come luce ed elevazione diventa fin troppo
chiara: "per un attimo furono entrambi presi dal vuoto e dalla vertigine.
Sotto di loro uno strapiombosi schiacciava in un mare cupo e viola...
risucchiando lo sguardo verso un lungo orrido dal quale si levava alta una
roccia nera... quella visione, come un lampo, un ricordo improvviso, si tramutò
in pensiero, in immagine... aveva visto una lotta notturna, ombra e luce che si
combattevano. Come forze che non volessero cedere il passo.
In questa realtà in lotta, e contraddittoria, Clementina
trova luogo in una possibile strana ambiguità di rapporto con gli uomini. Qui
sembra che l'autore invidi questa capacità di Clementina di non soccombere al
conflitto e al contrasto, con un coraggio sbarazzino. Il marito marinaio
ritorna, insieme a Tony, l'amico di Andrea e amante per una notte di
Clementina.