Commento di Enrico a : Nico Orengo - L'ospite celeste

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C'era una volta... Clementina e Miro, due fratelli, disegnati dentro una ossessione, un pensiero fisso: che caratteri hanno queste due ossessioni?

Per Miro, è chiaramente una ossessione sessuale, e masturbatoria, in qualche modo, cioè legata all'immagine enorme del sogno erotico. Josephine Becker. Ma è anche un desiderio di "appropriazione" del corpo femminile, attraverso poi un volo che non può che schiantarsi a terra... questa seconda parte della ossessione di Miro riguarda di fatto il "dopo" del tragico volo con le ali di bucce di banana verso la diva. Miro al computer si interessa alla dimensione del volo, e dello "spazio", attraverso per esempio alla passione per le sorti della Mir, la stazione orbitante sovietica, che sembra reduplicare la sorte infelice e "sconfitta" del volo di Miro.

Invece l'ossessione di Clementina è piuttosto legata a due dimensioni: una ricerca di un segno di storia, quindi di passato leggendario nel territorio, nelle profondità del territorio, ma anche una sorte di performance artistica, legata alla ricerca che deve presentare alla professoressa Viale. Possiamo dire che queste due passioni si "reduplicano" dentro gli specchi della ricerca artistica in senso più stretto, e in particolare del gruppo artistico dei Mutus Liber. Qui ha una funzione particolare Paolo, che pare la figura centrale rispetto alle due donne.

Se l'ossessione sessuale di Miro lo porta sulla sedie a rotelle, invece Clementina sembra più consapevole dei limiti "reali" della passione, cioè è in grado di circoscriverla maggiormente. A maggior ragione, quando, con il fratello sulle sue spalle, e i genitori morti, si ritrova in qualche modo in una posizione "materna".

Tra i veri e propri protagonisti del romanzo ci troviamo a dover contare anche uno senza nome, in terza persona, che pare il doppio preciso e persino esplicito dell'autore; è in fondo la sua persona che collega la storia di Miro e Clementina, e la storia, la vicenda di viaggi e di sperimentazioni artistiche e spirituali dei Mutus Liber, questo gruppo a mezzo tra performer e alchimisti.

Uno dei temi grossi del libro è il confronto se non proprio la fusione tra figure di artisti e figure di scienziati, e soprattutto di astrologi/astronomi come Brahe, e Cassini. Soprattutto Cassini viene ricordato come fautore di una grandiosa utopia: trasformare l'Europa in un enorme occhio verso il cielo. Queste utopie "artistiche" sono sia potenti, condizionando vite, destini e realizzazioni tecniche, sia fragili, come la vita umana.

Siamo nel contesto di una letteratura post-moderna. In che senso si parla di letteratura post-moderna? Nei nostri percorsi, abbiamo incontrato questa dimensione nuova del romanzo (soprattutto) nelle opere della Ugresic, Il museo della resa incondizionata, e di Assia Djebar, Bianco d'Algeria. Tutto questa letteratura nasce come una riflessione sui segni della storia, o addirittura sui segni in generale. Cioè la letteratura si intende come una ricerca nel mondo dei segni, come pezzi, frammenti da decifrare per comprendere la complessità del reale. Narrare una storia senza salti, senza vuoti, senza passaggi non logici, ma analogici, diventa non più proponibile, anche secondo un'idea della storia che non è più lineare ma a nodi, a scoppi, e a stratificazioni.

Per Orengo, il "testo" di questa complessità del reale è senz'altro un territorio, che delimitatissimo, si apre alle stelle, al cielo (Cassini, il meridiano di Perinaldo), alla storia leggendaria (l'elefante), alla creazione immaginale del cinema (Becker). La Ligura dell'estremo ponente, vicino al confine con la Francia, dalle parti di Ventimiglia da una parte, da Mentone dall'altra.
Anche se questo libro è un libro di viaggi alla ricerca di suggestioni esoteriche e cosmologiche: a Parigi, nella Canarie, a Praga, in Portogallo ecc.
Alla ricerca di che cosa, questo peregrinare per chiese, osservatori astronomici, musei ecc.
Secondo me questo è un libro che si interroga proprio su questa specificità dell'arte, in tutte le sue forme. Senza discriminare arte moderna/contemporanea, e arte dell'antichità o dell'evo moderno.
L'uomo ha sempre letto l'arte come una sorta di "scala verso il cielo". Raffigurarlo, interrogarlo, come se esso nascondesse un segreto, un enigma.

Questa lettura del territorio e dell'arte, questa dimensione post-moderna dell'arte, come interrogativo sospeso e non riducibile, deve secondo me tanto anche alla lezione di Italo Calvino, e specialmente a due sue opere: i racconti delle Città Invisibili (si chiama Ludmilla la Lettrice di Se una notte d'inverno un viaggiatore...) che è presente, significativamente nel nome di un vino praghese: Ludmilla) e di Palomar.


"A quel tempo mi ero messo a guardare di più il cielo perché mi era scomparso un amico, uno scultore che cercava gli angeli nella roccia".

Sì la morte di Paolo dei Mutus Liber è una delle occasioni forti del libro.
Orengo è sempre ancorato alla terra dalla dinamica del piacere: e per esempio, oltre che dalla gioia della scoperta culturale (nel Bottone di Puskin, l'io narrante cerca per mari e per monti, un elemento di contatto tra il poeta russo e Goethe), nei piaceri della tavola.

Questo libro è una ricerca intorno a uno spazio "between", tra, la terra e il cielo e tra la vita e la morte. Per questo ricorda alcune poesie di Montale, anch'egli ligure, che intravede la "smagliatura" tra l'ordine delle cose.

In cielo è disegnata la terra? Così come in terra, nei planisferi ecc., è disegnato il cielo.
"La costa sfila fra Savona. Albenga, Alassio, Porto Maurizio e Sanremo, lo sguardo del precipitare di ulivi, fichi e vigne e limoni, roveti rossi e rosmarini viola.
Colori che ha sperato di ritrovare anche in cielo, qua e là, tra un pianeta e l'altro, da un anello all'altro.

Quale estraneità si prova per la terra, Cassini è un emigrante che ritorna, e non capisce più cosa gli dicono i suoi genitori.

Infine, la contraddizione tra la terra dura della impossibilità di volare e il cielo come luce ed elevazione diventa fin troppo chiara: "per un attimo furono entrambi presi dal vuoto e dalla vertigine. Sotto di loro uno strapiombosi schiacciava in un mare cupo e viola... risucchiando lo sguardo verso un lungo orrido dal quale si levava alta una roccia nera... quella visione, come un lampo, un ricordo improvviso, si tramutò in pensiero, in immagine... aveva visto una lotta notturna, ombra e luce che si combattevano. Come forze che non volessero cedere il passo.

In questa realtà in lotta, e contraddittoria, Clementina trova luogo in una possibile strana ambiguità di rapporto con gli uomini. Qui sembra che l'autore invidi questa capacità di Clementina di non soccombere al conflitto e al contrasto, con un coraggio sbarazzino. Il marito marinaio ritorna, insieme a Tony, l'amico di Andrea e amante per una notte di Clementina.